TikTok è una siringa infilata nel cervello
Non perché è pieno di balle — quelle ce le servono ovunque, anche nei TG del mattino. TikTok fa male perché ti entra sotto pelle e ti spegne dall’interno. E lo fa mentre sorridi come un coglione davanti allo schermo.
È una dose giornaliera d’anestesia emotiva, un ago piantato dritto tra le sinapsi. Ti dà compagnia, ti dà ritmo, ti dà il “tu vali” a suon di cuoricini — e tu ci caschi. Come un tossico col primo tiro buono.
Ogni video è una microfucilata al sistema nervoso. Ogni swipe ti succhia l’anima un po’ di più. E tu ci stai dentro come un servo fedele, affamato di niente.
La dopamina che ti rilascia? È un fuoco fatuo. Un lampo che dura un secondo e ti lascia più vuoto di prima. Ma lo vuoi ancora. Sempre di più. Come ogni vera droga che si rispetti.
TikTok ti insegna a fingere, a competere con fantasmi photoshoppati, a parlare come una voce sintetica per sembrare normale. E se non ci riesci? Allora non esisti. Sei out. Sei un errore di sistema.
Non è solo un’app. È una religione tossica. E tu preghi scrollando. Scrolli anche se non vuoi. Anche se sei stanco. Anche se ti senti una merda. Perché è lì che si trova l’approvazione. L’illusione di contare qualcosa.
Non serve avere 15 anni per farsi TikTok in vena. Basta essere soli. Basta essere vivi in un mondo che ti vuole morto dentro e produttivo fuori.
La verità? TikTok non è gratis. Lo paghi con il tuo tempo. Con la tua attenzione. Con la tua voce. Con il cervello che si sbriciola in clip da 15 secondi.
E tu? Tu ci stai dentro fino al collo. Ti fai TikTok. In vena.