
E adesso, eccotelo. Un cappuccino con la schiuma a forma di cuore. Un cerotto sul dito. I papaveri, le margherite, il cielo da cartolina e un sentiero che promette colline morbide, anime pure, e redenzione a buon mercato.
Ti regalo il paradiso.
Ma il paradiso, messo lì così, ti brucia più di tutta la merda che ti ho mostrato finora.
Perché lo sai che è finto.
Perché ti arriva come un pugno nello stomaco proprio da chi ti ha sempre detto la verità.
Non te l’aspettavi.
Pensavi che Carta Straccia fosse solo sputo e fiele, che ci fosse sempre un cesso otturato dietro la tazzina.
. Te l’ho infilato nei denti come una lametta tra le labbra, l’ho lasciato lì, a sanguinare piano. Cicche nel lavandino, croste nella caffettiera, moccio sui fiori finti. Te l’ho dato così, il buongiorno: senza trucco e senza filtri, senza i cuoricini della vedova col cane su Facebook.
E invece oggi ti sorrido.
Ti offro il paradiso con la mano ferita, col cerotto che non tiene.
Ti do quello che volevi. Ma non te lo aspettavi più.
E ora ti fa male.
Perché la menzogna più dolorosa non è quella che ti vendono ogni giorno a rate, ma quella che arriva da chi non ha mai mentito.
Una bugia dolce dopo tutta la verità diventa veleno puro.
E allora eccolo il mio buongiorno.
Un’inquadratura perfetta, latte e cuore, cielo azzurro e fiori rossi.
Ma dietro il cartello arrugginito c’è il vuoto.
Dietro la strada c’è il niente.
Dietro la pace c’è l’inganno.
Te lo regalo, sì.
Ma sappi che ti sto fregando.
Con affetto,
Carta Straccia