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Superman non lo ha mai fatto

Non ha mai pianto in un cesso pubblico.
Non si è mai seduto al bancone di un bar, con il costume ancora addosso e l’anima in frantumi.
Non ha mai tremato alle quattro di mattina mentre cercava di ricordarsi perché valeva la pena continuare.

Superman non ha mai guardato il fondo di un bicchiere cercando un senso.
Non ha mai sentito l’alito pesante della sconfitta sulla nuca, quella che ti viene non dopo una battaglia, ma dopo la vita.

Superman non lo ha mai fatto, ma io sì.

C’è qualcosa di osceno nel mito del supereroe.
Non perché non ci servano eroi — ce ne servono eccome — ma perché ci hanno insegnato a diventarlo senza poter cadere.

Ti alzi ogni giorno, indossi il tuo mantello (che può essere una giacca logora, una divisa, un sorriso forzato) e vai a salvare il mondo: figli, bollette, partner, colleghi, genitori che invecchiano. Nessuno ti applaude, nessuno ti disegna nei fumetti.

Supereroe stanco con mantello rosso, seduto in un bar con bicchiere di whisky e sigaretta, circondato da fumo e poster di fantascienza
Un eroe stanco, un whisky, e un silenzio pieno di battaglie perdute. Anche i simboli si sfaldano, quando nessuno li guarda più.

Sei stanco. Ma non puoi smettere.

E allora ogni tanto cedi. Ti siedi in un bar buio, accendi una sigaretta (anche se avevi smesso), e ordini un whisky che non puoi permetterti. Resti lì, a fissare le crepe sul muro, mentre un neon rotto lampeggia come un cuore impazzito.

Superman non lo ha mai fatto.
Ma forse dovrebbe.

Il vero coraggio non è volare.
È restare.
Quando vorresti scappare da tutto ma invece tieni duro.
Quando sai che domani non cambierà nulla, ma ti alzi lo stesso.
Quando non ti salva nessuno, e allora ti salvi da solo.

Questa è la verità che nessuno dice.
Che a volte, per non diventare cattivi, dobbiamo concederci di essere deboli.

Anche gli eroi crollano.
Anche chi salva il mondo ha bisogno di essere salvato.
Superman non lo ha mai fatto, ma tu sì. E sei ancora qui.

Piangere in un angolo.
Mandare tutto affanculo.
Sedersi e non fare nulla per un’ora, un giorno, un anno.

Perché anche un supereroe ha diritto alla notte.
Anche lui può perdere. Anche lui può stancarsi di salvare chi non vuole essere salvato

C’è un uomo seduto in un bar.
Ha i muscoli ancora tesi, ma le mani tremano. Il mantello è liso, il costume sporco.
Non ha salvato il mondo. Non ha salvato se stesso.
Ma è ancora vivo.
E questo, credimi, vale più di mille imprese leggendarie.

Superman non lo ha mai fatto.
Ma tu sì.
E io ti vedo.

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