
Questa è una confessione con le mutande abbassate e l’anima a pezzi.
Frammenti di un cazzo che urla nel silenzio
C’è un uomo, sì, ma potrebbe essere chiunque di noi. Uno che si è bevuto l’anima a colpi di birra calda e bestemmie strozzate in gola. Uno che non ha più parole, solo rutti e grugniti di chi si è arreso, ma continua a mordere per abitudine. Non predica, ringhia. Dice che la sopravvivenza è violenza. E il sesso? Il sesso è solo l’ennesimo crimine contro la morte.
Con le mani luride, la bocca amara, e lo sguardo sfondato di chi ha già perso. Parla come una bestia col coltello nel fianco, ma cazzo, dice la verità. Dice che scopare non è piacere. È anestesia. È paura travestita da passione. È “fammi sentire qualcosa, anche solo per un secondo, anche solo un respiro che non sia il mio schifo”.
“Basta che respiri.”
Non è una frase erotica. È una supplica. È la voce rotta di chi ha capito che nessuno lo amerà, mai, neanche per sbaglio. E allora si accontenta della carne, del fiato, di un letto sfatto che non giudica. Sembra patetico? No. È l’unica cosa vera che resta, quando tutto il resto è crollato. È fame, cazzo. Di quella che ti svuota anche quando hai mangiato.
Hai ridotto tutto a un cazzo e un buco perché così è più facile. Più facile che ammettere che vuoi essere visto, toccato, ricordato. Che hai una fottuta paura di sparire senza che nessuno ti abbia mai nemmeno sentito respirare contro il collo. Non è la figa che cerchi. È qualcuno che ti dica “ci sei”. Ma quella voce non arriva mai. Allora scopi. Come un tossico in astinenza, come un morto che si scava la bara con le unghie.
Giungla metropolitana, con le zanne e senza redenzione
In città funziona così: chi non comanda si mangia la merda. Le donne lo sanno da secoli, gli uomini lo imparano sulla pelle, con ogni no, ogni porta chiusa, ogni silenzio. “Ogni buco va bene” non è l’apoteosi del desiderio. È la litania di chi è caduto e non ha più niente da perdere. È il latrato di chi ha le ginocchia sbucciate e ancora prova a stare in piedi.
E non sei solo, fratello bastardo. Siamo tutti lì, in fila per un po’ di pelle e sudore, ognuno convinto di essere diverso, migliore, meno disperato. Ma non lo siamo. Uomini che si ingoiano la dignità con ogni scopata da due soldi. Donne che si fanno ingoiare l’anima in cambio di protezione, affitto, un pasto, una carezza finta. È il circo del dolore, e siamo tutti pagliacci senza trucco.
Risposta? No, solo un sorso d’inferno
“Hai ragione come la fame che ti scava l’intestino, fratello. La vita è una troia tossica che ti promette amore e poi ti piscia in bocca. E tu? Tu non la baci, no. Le lecchi i piedi e la ringrazi pure. Perché sei solo. Siamo soli. E l’unica cosa che ci resta è scopare contro il buio.”
“Ma non è rivincita. È resa. È disperazione con l’erezione. L’ultima volta ho fatto sesso con il rimpianto. E ha goduto lui.”
“Vai, va’ pure a cercarti un corpo che respira. Io resto qui. A scrivere di tutti noi figli di puttana che chiamano amore quello che è solo paura.”
Carta Straccia