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Non è ancora quell’uomo lì, quello della foto

Polvere di stelle e sputi in faccia

Polvere di stelle e sputi in faccia: così muoiono i nostri vecchi

Carta Straccia

Eccoli lì. Curvi, ossuti, le mani tremanti ma ancora chiuse a pugno. Non per scelta, ma per necessità. Per sopravvivere in un mondo che non ha più spazio per chi ha dato tutto.
Settant’anni. A volte ottanta. Con le ossa rotte dalla fatica, la schiena piegata da decenni di lavoro, e ancora costretti a stringere i denti. A lavorare. A combattere. A portare il casco da muratore, il camice da magazziniere, o il grembiule da bidello.

E non è romanticismo da film.
Non è l’eroe che non molla mai.
È lo schiavo che non può permettersi di cadere.

Viviamo in una società che si riempie la bocca con parole come “valori”, “tradizione”, “famiglia”. E poi? Poi prende gli anziani e li butta via come uno straccio umido. Gli ruba la pensione, gli nega la sanità, gli ride in faccia con le riforme che li condannano a lavorare fino alla tomba.

Non gli basta una vita a produrre: li vogliono spremere anche nella decadenza. Li vogliono poveri, silenziosi, inutili e grati.

Ma grati di cosa?
Di una pensione minima che non basta neanche per i denti finti?
Di una badante sottopagata o di un figlio che non può più mantenerli?
Di un ospedale che li lascia marcire su una barella perché “non ci sono posti”?

Sono quelli che hanno costruito strade, scuole, fabbriche.
Quelli che hanno fatto i turni di notte per comprare i libri ai figli.
Quelli che hanno ingoiato il piombo, il cemento, il freddo, il sudore.
E ora li prendiamo e li costringiamo a salire ancora sul ring. A combattere.
Ma non contro un nemico: contro un sistema che li ha già dichiarati morti, e che pretende pure che sorridano.

Guardate quest’uomo. Guardatelo bene.
Non è una caricatura. È un monumento al fallimento collettivo.
La sua “polvere di stelle” è solo la cenere del sogno infranto: una vecchiaia serena.

Ma non ce l’hanno tolta solo a loro.
Ce l’hanno tolta anche a noi. Perché se oggi lui è lì, domani ci saremo noi.
Con le nocche rotte. Le gambe molli. E ancora a tirare pugni nel vuoto.

Questa è la civiltà che abbiamo costruito:
una fabbrica della giovinezza tossica e dell’invecchiamento abbandonato.
Una società che ti usa come motore e ti butta via come rottame.
Una società che merita solo una cosa:
di essere presa a cazzotti da tutti i vecchi del mondo.
Carta Straccia

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