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L’Italia cade, il cane libera, la Luna applaude

Nel vicolo dietro casa, tra piscio e giornali bagnati, c’è tutta l’Italia.
Quella vera.
Quella che cade, e non si rialza.
Quella che prende tre gol dalla Norvegia e poi ti manda il comunicato col logo rifatto.
Quella che fa pena e finta di essere patriottica.

Il cane fa quel che può: alza la zampa e marca il territorio sulla “Carta Straccia” dell’ennesima disfatta.
E la Luna, ubriaca di sarcasmo, se la ride.
Come se stesse guardando Report con la colonna sonora dei Måneskin.

Ma non è solo colpa loro, no.
Non solo dei brocchi senza palle che indossano l’azzurro come fosse una felpa da Zara.
Non solo dei presidenti grassi e dei procuratori con la faccia da televendita.
Non solo dei giornalisti che fino a ieri leccavano e oggi fanno i becchini.

“Il cane libera.
La Luna applaude.
L’Italia cade.
E tu continui a scrollare.”

È anche colpa tua.
Che guardi, sbuffi, insulti su Twitter e poi torni a parlare di mercato come se fossimo vivi.
Che ti vanti di “essere tifoso vero” ma non sai nemmeno il nome del centravanti dell’Under 21.
Che ti indigni se l’Italia perde, ma voti chi l’ha fatta marcire anche fuori dal campo.

Il calcio è lo specchio.
E tu sei lì davanti, col riflesso impiastricciato di urina e ipocrisia.
Perché l’Italia non cade solo nel pallone.
Cade nei tribunali.
Cade nelle scuole.
Cade negli ospedali dove un’infermiera si fa in quattro mentre tu ti fai i selfie.
Cade nei contratti da 800 euro al mese.
Cade nei sogni dei ventenni che emigrano per non morire d’attesa.

E allora sì, la Luna ride.
Ma mica solo del calcio.
Ride dell’intera farsa.
Della nazione che fu, e oggi barcolla tra una figuraccia e un talk show.
Del Paese che ha scambiato la dignità per un bonus, la speranza per uno sconto, la rabbia per un meme.

“Il cane libera.
La Luna applaude.
L’Italia cade.
E tu continui a scrollare.”

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