
Si mette il camice, prende la laurea, firma ricette e si fa chiamare “dottore”. Ti sorride, ti tocca il volto con la zampa insanguinata, e ti dice che lo fa per il tuo bene. Intanto ti studia come carne fresca.
La medicina ha venduto l’anima al profitto, e il topo impaurito siamo tutti noi. Pazienti di un sistema che non cura: prescrive, seduce, incassa. Ti tengono vivo abbastanza da pagare il prossimo farmaco, la prossima visita, il prossimo esame. Ma la salute? Quella è un ostacolo. Un cliente sano è un cliente inutile.
Hanno trasformato la scienza in religione. Non puoi dubitare, non puoi fare domande. Se chiedi, sei un eretico. Se hai paura, sei un paranoico. Se rifiuti, sei un pericolo pubblico. Ma non ti dicono quante volte il farmaco è testato sugli esseri umani come fossero topi di laboratorio. Quanti studi pagati da chi produce le pillole. Quante mani sporche dietro ogni camice bianco.
E tu, che ti siedi lì fiducioso, non sai che stai firmando col sangue. Che il tuo dolore è un’opportunità di business. Che ogni “non si preoccupi” nasconde un “torni tra sei mesi, con la carta di credito pronta”.
Vogliono dirti un segreto, sì. Ma non è per il tuo bene. È per tenerti zitto, curato abbastanza da lavorare, malato abbastanza da non alzare la testa. Non sei un paziente. Sei un codice a barre col battito.
Svegliati, topo. Il lupo ti parla piano perché il veleno entra meglio con le buone maniere.