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Eccolo lì, l’uomo che ha capito tutto

Carta Straccia – Sciopero del Nulla

e ha perso tutto. L’ultimo scrivano in piedi davanti alla farsa del mondo, con un cartello che urla più forte di mille editoriali: “Non ho un cazzo da dire.”

Una frase così semplice che ti spacca il diaframma se la leggi bene. Perché non è solo uno che ha finito le parole— è uno che ha smesso di mentire. Che ha capito che scrivere per riempire spazi è come respirare anidride carbonica: prima ti rincoglionisci, poi muori.

Guardatelo: incatenato, sì. Ma non a un potere, a un padrone, a un’ideologia. È incatenato a se stesso. Alla trincea che ha scavato a mani nude ogni notte, sputando inchiostro sul foglio come se bastasse a tenerlo vivo. Ma non basta. Non basta mai. Perché alla fine, anche la rabbia si consuma, anche la verità si arrugginisce, anche la voce diventa un rantolo.

E allora? Allora ci si ferma.
Si sciopera.
Contro l’obbligo di parlare, contro la dittatura dell’opinione, contro il rumore bianco dell’informazione che fa da sottofondo all’apocalisse.

Chiunque dica sempre qualcosa, ogni giorno, è già morto. È un megafono con le pile scariche che gracchia propaganda, pubblicità, indignazione usa-e-getta. Questo qui, invece, si è messo a nudo davanti a un muro, in silenzio, con catene che non chiedono libertà: chiedono giustizia per tutte le parole uccise dalla retorica.

Questo è un manifesto.
Un urlo muto.
Un atto rivoluzionario: dire niente, quando il mondo ti obbliga a dire tutto.

Noi, invece, continueremo a parlare. A scrivere. Ma solo se serve. Solo se brucia. Solo se puzza di vita vera.

Perché Carta Straccia non si stampa con l’inchiostro.
Si stampa col sangue.

—Carta Straccia

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