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Cronaca di un uomo qualunque

Carta Straccia
Cronaca di un uomo qualunque in un Paese che si mangia i vivi

Hai avuto una giornata strana, dici.
Ma sai che c’è? Strana è la normalità, ormai.

Tagli l’erba come se servisse a qualcosa, la casa pulita dietro mentre davanti brucia tutto.
Tre ore, quattro, a piegare la schiena come un mulo, per poi chiederti che senso ha.
La stanchezza che arriva prima ancora di iniziare, quella che non va via nemmeno dormendo.
Non è il corpo, è l’anima che ti si siede addosso come un macigno.

Hai sistemato il blog, come uno che si sistema le idee mettendole in fila su uno schermo.
Non per guadagnarci, ma per non impazzire.
E hai cambiato i tubi del lavandino.
Come se sistemare un rubinetto che perde potesse tappare le falle della vita.
Illusione utile, comunque. Meglio di niente.

E poi c’è ‘sto furgone della ditta.
Gratis, dici.
Perché ci hanno insegnato che essere disponibili è una virtù,
anche se ti trattano come uno straccio bagnato.
Lavarlo, magari sperando che qualcuno ti dica bravo.
Ma non arriva nessuno.
Mai.

Hai guardato il GP, Musetti, e stasera il Senior.
Ti rifugi negli altri perché nella tua vita tutto è routine,
tutto è dovere, mai piacere.
Ma intanto il weekend lungo è finito,
e tu lo hai passato cercando di riparare qualcosa: un tubo, un blog, te stesso.
Con la colla scaduta.

Sai che cos’hai avuto?
Hai avuto una giornata da italiano medio.
Non medio come dicono in TV, col sorriso e la grigliata.
Medio come quello che si sveglia ogni mattina con la sensazione di essere di troppo,
che lavora sempre e non ne cava niente,
che si prende le sue piccole libertà come un ladro: in silenzio, di nascosto,
sperando che nessuno gliele tolga.

Eppure sei ancora in piedi.
E questo, in un mondo che ci vuole morti dentro,
è già una piccola, gigantesca rivoluzione.

Carta Straccia

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