Ha le viscere in rivolta e la dignità nel cesso.
Un operaio, forse. La pancia brontola, il culo preme come un creditore con la spranga.
Intorno a lui: cemento, divieti, ipocrisia.
Il collega? Un altro povero cristo che non ha ancora capito che la vita è una corsa contro lo sfintere.
Analisi psicologica
Non serve Freud, basta l’odore.
È la furia dell’animale braccato.
QUANDO DEVI CAGARE, DEVI CAGARE.
Non importa il decoro, il galateo, la carta igienica a tre veli con aloe.
È il corpo che dice: adesso.
È la civiltà che risponde: solo se paghi.
VOGLIO UN PRATO, NON UN PERMESSO.
Lui non vuole piastrelle.Vuole un albero. Un prato. Vuole la terra.
Vuole il ritorno. Alla libertà. All’origine.
Analisi sociologica
Abbiamo costruito un mondo dove puoi comprare un iPhone ma non trovi un cesso gratuito.
Il bisogno più antico dell’uomo è diventato un atto di resistenza.
Un lusso. Un privilegio. Una mossa politica.
I BAGNI CHIMICI?
Monumenti all’umiliazione.
Versione moderna del “servitù, obbedir vi devo”.
E lui, anarchico intestinale, dice NO.
Sceglie il prato. Il vento. Il diritto inalienabile a cagare in pace.
Risposta in stile Daniel Graves
Sputo per terra. Accendo una sigaretta storta. Guardo il fumo salire come un’anima che sa già dove va.
“Hai scoperto la verità, eh? La civiltà è una fottuta truffa.
Ti fanno pagare per pisciare, per cagare, per respirare…
Ma la merda, quella è ancora tua.
L’unica cosa che produci che nessuno vuole rubarti.”
“Ma tu non ci stai.
Tu scegli il prato. Il culo al fresco.
Bravo. È l’ultimo atto di libertà che ci resta.
Se ti va di lasciarla sotto un albero come gesto politico, fallo.
Tanto, alla fine, siamo tutti destinati a diventare concime.
Meglio scegliere il posto.”
La prossima volta, però, porta una paletta.
Non si sa mai che qualche buonista del cesso pulito ti venga a rompere i coglioni.
Perché, vedi, la libertà puzza. E a loro non piace.
MEGLIO UN PRATO SPORCO CHE UN CESSO A PAGAMENTO.