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C’è un detto, diffuso come il vento sulle cime, l’ impronta di ciò che siamo

Alpini - immagine d'apertura

“Alpini si nasce, non si diventa.”
Non è solo una frase di caserma, non è solo retorica da adunata: è una verità profonda che parla di identità, vocazione e natura. Un alpino non lo riconosci solo dal cappello con la penna nera, ma dal modo in cui si arrampica nella vita, con passo umile e cuore grande, anche quando non c’è sentiero.

Essere alpino non è solo appartenere a un corpo militare, ma incarnare uno spirito, quello di chi affronta la fatica come normalità, la solitudine come compagnia e la montagna come maestra. È un carattere che non si insegna: si ha, oppure no.
E chi non ce l’ha, può imitare, può allenarsi, può riuscire in tutto — ma non sarà mai la stessa cosa.

Il valore dell’“essere nati così”

Dietro quel detto si nasconde una convinzione antica, che riguarda tutti noi: ci sono cose che si possono diventare, e cose che si è.
Puoi imparare a suonare il violino, a costruire case, a parlare in pubblico. Ma ci sono persone che nascono musicisti, nascono artigiani, nascono oratori. E la differenza si sente. È come l’aria di montagna: non si vede, ma si respira.

Essere nati per qualcosa non significa essere migliori. Significa avere una risonanza interna, una specie di chiamata silenziosa che guida anche quando non lo sai. È la mano che ti porta a scegliere una direzione, senza sapere perché. È il talento che esce fuori prima ancora che tu te ne accorga.

Impegno e vocazione: due forze diverse

Non è una negazione dell’impegno, anzi. Chi nasce non sa neanche di saper fare, e deve imparare a incanalare il dono. Chi non nasce, ma ama, può diventare eccellente con il lavoro, la disciplina, la dedizione.
Ma non è lo stesso. È come il canto: chi ha voce, canta con l’anima; chi non ce l’ha, può arrivare all’intonazione, ma manca il tremito.

Questo però non deve scoraggiare, ma aiutare a capire dove mettere la propria forza. In un mondo che ci chiede sempre di “diventare qualcosa”, dovremmo ogni tanto fermarci e chiederci: “Ma io, cosa sono?”
Perché quando fai ciò che sei, non ti stanchi, non ti forzi, ti realizzi.

Alpini, poeti, cuochi, ribelli

Questo vale per tutto: ci sono persone nate per stare in silenzio, e lo fanno con una grazia che chi parla sempre non avrà mai.
Ci sono cuochi nati, che non pesano nulla ma tutto ha sapore. Poeti nati, che non hanno studiato metrica ma ogni frase è verità.
Ci sono ribelli nati, che non cercano di esserlo: lo sono, perché non riescono a stare zitti davanti all’ingiustizia. E ce ne sono altri che cercano di ribellarsi tutta la vita, ma restano incastrati in un ruolo imparato, non incarnato.

Conclusione: onora ciò che sei

“Alpini si nasce, non si diventa” è una frase che ci invita a riconoscere e onorare la nostra natura più vera.
Puoi inseguire sogni, studiare, imitare, migliorarti. Ma c’è una voce che ti dice chi sei già.
E quando la ascolti, non hai più bisogno di diventare niente: hai solo da essere.

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