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ADA, REGINA SENZA REGNO

Immagine di Ada o contesto

Ada se ne stava lì, sotto il neon sfatto di un bar che puzzava di piscio e di sogni interrotti, con le gambe accavallate e la sigaretta come scettro spento di una monarchia dimenticata. Vestita con un leopardato che forse una volta faceva ruggire, ora faceva solo pena – ma era la sua armatura.

Non chiedeva compassione. Non voleva la salvezza, perché sapeva che non esiste per chi è nato nella parte sbagliata della roulette. Voleva solo un cazzo di angolo dove fumare in pace. Un po’ di fondotinta per sfidare l’irreversibilità della carne. E il sacrosanto diritto di mentire sulla propria età, anche se il tempo le sputava in faccia ogni mattina dallo specchio scheggiato del cesso del bar.

Ada non era una vittima. Era una superstite.
Sopravvissuta agli uomini che la volevano zitta e docile. Ai clienti che la trattavano come un buco ambulante. Alla fabbrica che le ha consumato la schiena, le dita, e pure la dignità, prima di buttarla fuori come un assorbente usato.
Sopravvissuta allo Stato che le ha promesso pensioni, diritti, futuro. Ma che alla fine l’ha solo chiusa in un monolocale con la muffa, un frigo vuoto e un crocifisso storto sopra il letto.

Ogni ruga era una poesia incisa con l’acido.
Ogni tiro di sigaretta un vaffanculo al mondo.
E il futuro?

Il futuro arrivava lo stesso, anche se ti nascondevi nel cesso.

Anche se fingevano che non esistessi. Anche se la sera ti lavavi col sapone dei piatti perché i soldi per quello da bagno erano finiti a marzo.

Il futuro arrivava, con la bolletta della luce, la visita medica saltata, e l’ennesimo stronzetto con la laurea che ti spiegava come vivere.

Ada lo sapeva. Ma restava lì, con lo sguardo di chi ha già visto tutto e ha smesso di fingere interesse.
Perché certe donne non invecchiano. Si induriscono. Diventano roccia, sputo, fuoco freddo.

E tu, che leggi e credi di essere diverso, ricordalo:
un giorno sarai anche tu Ada, se ti va male.
O se ti svegli.

CARTA STRACCIA – Per chi ha ancora il coraggio di guardare il marcio negli occhi.

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