E tu sorridi perché hai solo una possibilità su sei di farti saltare il cervello. Ma nessuno ti dice che magari è proprio quella la botta di culo.
Il problema, vedi, è che ci hanno venduto la vita come una fiera di paese: lucine, zucchero filato, un cazzo di giro sulla giostra e poi a casa con il peluche vinto.
Invece è una stanza buia, con le pareti di cemento e la muffa che ti entra nei polmoni.
E la giostra gira comunque.
Anche se stai fermo.
Anche se vomiti.
Anche se preghi.
Nasci, e c’è già il destino che si masturba sul tuo nome.
C’è chi nasce in mezzo ai fiori, e chi dentro una discarica emotiva con la mamma che piange in bagno e il padre che bestemmia i sogni.
Tu non scegli un cazzo.
Arrivi, respiri, e sei già condannato.
E allora sì, cinque su sei di dover ricominciare. Di aprire gli occhi e dire ancora qui, ancora io, ancora questa merda.
Cinque su sei di dover sorridere al capo, di pagare l’affitto, di non dire alla tua compagna che la notte vorresti sparire.
Cinque su sei di dover mandare giù bocconi, insulti, giorni che si ripetono come una maledizione.
Cinque su sei di dover essere forti per gli altri quando dentro sei un bambino che urla senza voce.
Una su sei di finire tutto.
E non è detto che sia la peggiore.
Perché a volte la vera maledizione è sopravvivere.
A sé stessi. Ai propri pensieri. Alla speranza che ti prende in giro.
Non è una poesia, è un referto medico: la vita, quella vera, è una diagnosi terminale con sintomi che si chiamano lavoro, famiglia, obblighi, e quella cazzo di gentilezza che devi fingere mentre vorresti urlare in faccia al mondo che non ce la fai più.
Ma poi ti guardi allo specchio e dici: va bene, oggi ancora no.
E metti un piede davanti all’altro. Non per forza per vivere. Magari solo per vedere se domani sarà il giorno buono per morire.
O per capire, finalmente, perché cazzo sei ancora qui.
Benvenuto al grande spettacolo della roulette russa esistenziale.
Cinque su sei: ricomincia.
E fallo in silenzio, come ti hanno insegnato.
Ma stavolta, manda a fanculo chi ti ha detto che è un privilegio restare vivo.
Carta Straccia