Smettila di recitare la parte del povero cristo.
Non sei un martire, non sei un santo caduto.
Sei un codardo ben pettinato che si racconta fiabe per dormire meglio.
“La carne è debole”, dici.
No, amico. La carne urla, lotta, si contorce, ma è viva.
Sei tu che sei morto.
Guarda quell’immagine.
Guardala per davvero.
A sinistra c’è l’istinto che scalpita,
l’uomo ancora capace di sentire dolore e rabbia.
L’uomo che ha capito che la prigione non è fatta di sbarre, ma di specchi.
Che ha il coraggio di urlare addosso al suo stesso fallimento.
“Tutti vogliono essere liberi, ma nessuno vuole rompere la serratura.”
— B.
Perché sì, la colpa è tua.
Non del sistema, non di tua madre, non del tempo che manca.
È tua.
E finché non lo ingoi,
sarai solo il fantasma che vive nello specchio.
A destra, invece, c’è il risultato delle tue scuse.
Quello che diventi quando smetti di combattere.
Un sacco vuoto. Un guscio.
Uno che dice sempre “da domani”.
Uno che si accontenta del tiepido.
Che si racconta che “va bene così”.
“L’inferno non è un posto. È una pancia piena e una vita vuota.”
— Whisky News
Ma non va bene un cazzo.
Non sei vivo, stai solo evitando di morire.
E quel muro screpolato dietro?
È il tuo cervello ammuffito.
La tua coscienza murata viva da anni di cazzate, di comfort, di “non posso”.
È la cella che ti sei costruito, pezzo dopo pezzo,
ogni volta che hai scelto il facile invece del vero.
Questo non è un poster motivazionale.
È una testata in faccia.
Un promemoria scritto con l’acido muriatico.
Tu sei il tuo peggior nemico.
Tu sei il carceriere e il carcerato.
Tu sei quello che ha le chiavi, ma preferisce lamentarsi del freddo.
Quindi ora scegli:
Vuoi continuare a essere il riflesso miserabile
che aspetta la prossima scusa?
O vuoi essere l’urlo che finalmente rompe il vetro?
Smettila di fare pena.
Sporcati.
Brucia.
Vivi.
Whisky News