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La prossima grande pamdemia e la merda che ci aspetta

Non sarà un virus a farti fuori. Sarà l’obbedienza cieca. Sarà il pensiero unico. Sarà il silenzio. E forse pure il gel disinfettante alla vaniglia.

Preparati.
Non perché “lo dicono gli scienziati”. Non perché “i dati lo confermano”. Preparati perché la storia non si ripete: si vendica.
E la prossima pandemia non sarà solo un virus, ma un’orgia totale di controllo, paura, manipolazione e profitto. Una sborrata planetaria di propaganda, algoritmi e mascherine firmate.

Ti diranno che è per il tuo bene.
Che serve un sacrificio collettivo.
Che se hai dubbi sei pericoloso.
Che chi non si allinea è un pazzo, un disinformato, un terrorista.

E tu, come durante l’ultima volta, te ne starai lì — impaurito, disinfettato, imbavagliato — ad aspettare le istruzioni. In fila per il tampone. In fila per il vaccino. In fila per il supermercato. In fila per il cazzo della tua esistenza sospesa.

Non temere il virus: temi chi lo userà per governarti. Non igienizzare la mente: sporcala di dubbio.
Chi obbedisce per paura, muore senza accorgersene.

LLa verità? Non gliene frega un cazzo della tua salute.
Ti vogliono vivo solo abbastanza da lavorare. Ti vogliono morto dentro, ma produttivo fuori. Ti vogliono impaurito, isolato, connesso. La pandemia è il cavallo di Troia perfetto: ti chiudono in casa, ti aprono il cervello, e ci pisciano dentro a reti unificate.

Non è negazionismo, è lucidità.
È capire che mentre tu conti i morti, loro contano i miliardi. Che mentre tu sterilizzi le mani, loro ti sterilizzano il pensiero. Che mentre tu litighi su chi ha messo o meno la mascherina, loro approvano leggi che nemmeno Orwell avrebbe osato scrivere.

Ti danno il terrore a gocce. Ti vendono la sicurezza in abbonamento.
Tracciamento, pass sanitari, QR code al ristorante, app del ministero che ti dice chi puoi toccare e quando.
E poi dirette streaming di conferenze stampa con buffoni in camice che parlano come preti davanti a un popolo inginocchiato.

Sopravvivere alla prossima grande pandemia non significa avere scorte di acqua e cibo. Significa avere i nervi.
Significa guardare in faccia il vicino che ti denuncia e dirgli: “Stronzo, io respiro per scelta”.
Significa capire che il vero contagio è il conformismo. Che il virus più letale è quello del pensiero delegato.

Il nemico non è invisibile. È vestito da esperto.
È nel talk show. È nel consiglio d’amministrazione della tua azienda farmaceutica preferita. È nel politico che si commuove mentre firma il contratto con la multinazionale che ti venderà l’aria in bottiglia.

Preparatevi.
Non a lavarvi le mani, ma a sporcarle.
Non a fuggire, ma a combattere.
Non a chiedere “quando finirà?”, ma a rispondere “quando vi svegliate?”

Fottete le regole quando puzzano di profitto.
Dubitate delle cure quando portano marchi.
Abbracciate chi vi dicono di evitare.
Spegnete la TV. Strappate il giornale. Rifiutate l’invito a essere un paziente modello.

Perché se la prossima pandemia sarà una guerra, allora non si vince con il gel igienizzante. Si vince con la rabbia, l’amore, la comunità.
Si vince tornando umani, e non numeri in una dashboard sanitaria.

E ricordate: se vi dicono che è per il bene comune, iniziate a scavare.
Perché sotto c’è sempre una fossa, e voi siete il fottuto cadavere in attesa.

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